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La solidarietà è un seme da coltivare. Senza Frontiere

23/03/2021

Riportiamo di seguito la prefazione al libro Fondazione Senza Frontiere, che racconta il Parco Giardino Tenuta S. Apollonio, dove tutto è iniziato...

Come fa l’amore per la natura a non estendersi agli uomini, alle persone, ed in particolare ai bambini?
È questa semplice domanda che sta alla base del mio progetto, che mi ha preso la vita, che orienta il mio futuro e la mia professione.
L’amore per le piante, per la terra, per gli animali che la popolavano, qui vicino a Casalpoglio, nella località S. Apollonio di Castel Goffredo l’ho preso sicuramente dai miei genitori e dai miei nonni. Gente all’antica, che aveva respirato e vissuto i valori del lavoro e dei campi. Valori fondamentali e semplici, quelli che ti stanno attaccati per sempre. Crescere tra il verde te li fa respirare fin da piccolo e te li ritrovi senza che tu possa farci niente, ne devi prendere atto e basta.
Così, questa casa dei miei genitori è diventata l’ospitale dimora di ogni tipo di pianta che si decide a spuntare nella nostra pianura, un po’ si lascia loro lo spazio per crescere ed un po’ si modella e si sceglie secondo un principio di naturalismo ben temperato, ben guidato, secondo il mio gusto che è di accoglienza e di amministrazione per ciò che la natura sa ogni volta riproporre.
E sul verde ci siamo, lo abbiamo voluto ed abbiamo anche aperto la possibilità di goderlo e di conoscerlo, di fare un’esperienza didattica perché molte persone, soprattutto i bambini e gli alunni delle scuole potessero incrociare il profumo dei fiori e dei valori della terra. Anche come un gioco che mette in relazione i ragazzi con ambienti, ahimè, sempre più rari da frequentare.
Questa tenuta è un punto di partenza, è un luogo che mi ricongiunge al mondo.
Qui coltivo piante e conservo ricordi di altre piante, di altri fiori. Nelle stanze della mia vecchia casa conservo tutti i tipi di semi che ho raccolto in varie parti del mondo. Non sono da piantare perché è difficile immaginare la crescita di un baobab o di semplici ananas nella nostra pianura del Po.
Mi sono convinto che siano delle specie di simboli, di piccole azioni che possono, trovata la terra ed il clima adatto per portare frutto. Sono i semi che, nelle condizioni adatte, diventano grandi alberi o semplici piante di fagioli per sfamare povera gente. Ma ognuno di essi ha delle potenzialità, mi ricordano che basta poco, lavoro e buona volontà, per far sì che un piccolo seme possa diventare albero.
Così mi sono ritrovato un po’ la vocazione del seminatore, almeno di chi prova a far funzionare qualche progetto preciso e concreto di altre parti del mondo. Si sa, è meglio pensare di far crescere un paradiso verde che lavorare con gli uomini. 
Belle, docili e obbedienti, le piante, scontando anche qualche insuccesso, non deludono mai.


Con le persone, con le persone è più difficile, ma forse proprio per questo diventa più affascinante. Dicevamo che la Tenuta di S. Apollonio è un punto di partenza. E lo è stato per me e per la mia voglia di seminare solidarietà, rispettando una formula che prevede il rispetto per se stessi, rispettando le modalità specifiche che gli uomini hanno di volersi bene, di fare comunità, di costruire la loro cultura ed i loro modi di vita in tutte le diverse parti del mondo.
Ho preferito anche rivolgermi ai bambini sviluppando la formula dell’adozione a distanza, ma anche favorendo in loco la crescita di comunità impostate sulla famiglia.
Sono semi che vanno annaffiati, i primi anni, e poi lasciati crescere per proprio conto, con la discrezione che è giusta, per fare significato di amore alla carità. 
Ecco dunque la scelta della completa autonomia delle comunità: gli si dà una spinta iniziale, ma le direzioni poi sono decise da chi si fa protagonista della propria vita con i mezzi, a volte veramente limitati, che si hanno a disposizione. Ci si fa carico di una forza inerziale, ma poi deve esserci il motore della buona volontà a fare in modo che il progetto sia nelle mani di chi ne è coinvolto.
Così è in Brasile, dove abbiamo iniziato la nostra avventura e poi in Papua Nuova Guinea, in Nepal e nelle Filippine. Incrociando la buona volontà con la voglia di imparare ad essere protagonisti della propria vita.
Ed allora la scuola professionale, per imparare a dominare gli strumenti, pratici e teorici in grado di mettersi in relazione con una natura a volte veramente generosa, altre volte da sollecitare e guidare.
Nella maniera più armonica possibile. Con il concetto di compatibilità sempre presente.
Insomma, questo libro vuole essere testimone di un viaggio, dentro la natura ed il cuore degli uomini. Un viaggio che abbiamo fatto sempre in gruppo, con le persone che mi hanno aiutato a costruire e promuovere la Fondazione Senza Frontiere, abbiamo potuto accogliere nelle nostre strutture.
Molte altre purtroppo non abbiamo potuto incontrare, ma il nostro è un piccolo vivaio di buone piante ed altri si uniranno o già operano per trapiantare o innestare solidarietà.
L’invito è quello di aiutarci a portare un po’ di acqua alle nostre piantine, in modo che possano crescere e diffondersi per germinazione spontanea. Perché così è la natura che vogliamo.