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A rischio una specie animale su 8

08/05/2019

(Articolo tratto dalla Gazzetta di Mantova)

di Letizia Tortello

L'ultima moria delle api è accaduta in Veneto negli scorsi giorni: 10.000 esemplari sono stati trovati morti a Musile, tra i fiumi veneti Piave e Sile, e secondo gli apicoltori la colpa sarebbe dell'uso sconsiderato di diserbanti. Queste sentinelle dell'ambiente sono importanti per il nostro ecosistema perché garantiscono il ciclo di vita delle piante. Lottano per vivere.

E non sono certo le uniche vittime dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento intenso dell'ambiente, che stanno pericolosamente accelerando l'estinzione di intere specie finora conosciute. Una su otto scomparirà dalla faccia della terra. Il data ha dell'incredibile ed emerge da un rapporto Onu, presentato a Parigi alla presenza dei rappresentanti di 130 Paesi, eleborato dalla piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes).

Un milione di specie di piante e animali di terra e acqua sono minacciati come mai prima d'ora dall'azione dell'uomo, che penso solo alla sua, di sopravvivenza. La loro vita ha l'orizzonte di qualche decennio. Un'apocalisse ambientalista che, secondo gli esperti, avrà effetti significativi sulla nostra salute. Basti pensare che ogni anno versiamo 300-400 milioni di tonnellate di metalli pesanti, solventi, fanghi tossici e altri rifiuti nelle acque degli oceani. Tra il 1980 e il 2000 sono andati perduti 100 milioni di ettari di foresta tropicale, principalmente occupati con allevamenti di bestiame in Sud America e piantagioni di palma da olio nel Sud-Est asiatico.

Negli ultimi secoli, per mano nostra, sono già scomparse 680 specie di vertebrati. I prossimi condannati sono animali che incontriamo comunemente nelle nostre campagne: l'allodola - ne sono sparite la metà negli ultimi 40 anni -, la farfalla blu - meno 38% dagli anni '70, mentre un terzo di api e insetti è a rischio estinzione -, gli scoiattoli rossi, i pipistrelli e i ricci. Neppure per la barriera corallina c'è stato scampo: quasi dimezzata negli ultimi 150 anni.

Alla luce di questi dati, numerosi scienziati affermano che la Terra sia all'inizio della sesta estinzione di massa della sua storia, ma la prima attribuita all'uomo e alle sue attività. Il tasso di distruzione pare essere da decine a centinaia di volte superiore alla media degli ultimi 10 milioni di anni. Una catastrofe, insomma, che provochiamo per tenere in piedi la nostra economia. Mentre i nostri appetiti insaziabili non vedono e ignorano i danni a medio-lungo termine. "Abbiamo documentato un declino senza precedenti della biodiversità" spiega Kate Brauman, dell'Università del Minnesota, che ha guidato la ricerca, durata 3 anni. "Negli ultimi 70 anni - dichiara Carlo Petrini, fondatore di Slow Food - abbiamo distrutto i tre quarti dell'agrobiodiversità, che i contadini avevano selezionato nei 10.000 anni precedenti". Per il britannico Robert Watson, presidente dell'Ipbes "stiamo erodendo i pilastri stessi delle nostre economie, in nostri mezzi di sostentamento, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita del mondo intero".

Anche sull'onda delle proteste per il clima animate dai giovani dei Fridays for future, l'allarme dovrebbe servire a correre in qualche modo ai ripari. "Non è troppo tardi per agire - continua Watson - ma solo se cominciamo da subito e a tutti i livelli, dal locale al mondiale". 600 attivisti e Ong in difesa della biodiversità in 50 Pesi hanno firmato una lettera aperta promossa dal Wwf, per chiedere ai governi un'azione urgente testa ad arginarte la "crisi bio-climatica".

Intanto, per dare un segnale, la città tedesca di Costanza ha proclamato "l'emergenza climatica", il che significa che ogni iniziativa politica, e non solo, dovrà tenere conto del problema dell'inquinamento e delle emissioni di CO2.